The 1855 Model Officers' Sabre by Filippo Del Monte

 

Editor’s Note

In this guest article, Filippo del Monte describes one of the most attractive sabres to have come out of the Italian Peninsula. Filippo collects swords of the Italian Royal Army and he is an expert in military and political history, having written several articles and essays on the Italian colonial campaigns of the period 1885 to 1907, on the Italian military philosophies of the 1800s and on the development of imperialist theories in Umbertan Italy and the Belle Epoque. He has also kindly written an article on the 1888 Model Sabre which you can read here. Any errors in translation are entirely my own and I have included the original Italian copy below. You can follow Filippo on Instagram where he posts related content as @fildelmonte.

And if you’d like to know all about the Italian Kingdom’s swords then access to my English-language book La Sciabola is available to buy here.

Matthew Forde


Tavola 5 (Giornale Militare 1863).jpg

History

The 1855 Model Sabre for infantry officers has become the iconic sword of the Italian Risorgimento period. Adopted by the Sardinian Army and then spreading to the other states of the Italian Peninsula, it was used by the famous Garibaldian volunteers and it armed the first African companies. It is the weapon of the battles of Solferino and San Martino, Calatafimi and the Breach of Porta Pia, Custoza and Bezzecca, but also of Dogali and the expedition of General Alessandro Asinari di San Marzano against the Abyssinians in 1887.

Based on the Sardinian Army's swords of 1833 for officers and artillery troopers, the 1855 is a typical Piedmontese all'ussara design and it features a guard with a single knucklebow, a slit for a sword knot, rectangular langets, a knurled backstrap and an octagonal nut screwed onto the tang. Piedmontese and then Italian officers used to customise their Model 1855 Sabres and a precise classification of these forms is still difficult to create today. An attractive sabre, it soon became a symbol of the transformations of the Italian Royal Army from the Risorgimento era to the ‘golden years’ of King Umberto and it was used by the regulars from 1855 to 1888 (afterwards remaining in the reserve and invalids’ and veterans' corps until 1900).

In this article I will analyse and describe two examples from my collection, of which one is of fighting regulation and the other of the era of Umberto.

A Regulation Infantry Officer's Example

This specimen has an ebony handle cut into knurled sectors. It has a large, battle-strength blade of excellent quality produced by the gunsmith J.E. Bleckmann of Solingen and decorated with engravings with girali motifs (within which the manufacturer's signature is placed), martial trophies and the Savoy coat of arms crowned with laurel branches. The blade has a large main fuller and then double fullers to the foible and it ends in a clipped (or 'pandura') tip.

The green felt washer present at the junction of the blade with the hilt indicates its possession by an Alpine officer, the elite Alpini being founded in 1872. Since the blade is of the first type produced around 1855 perhaps the owner transferred to the Alpine section after originally being in the line infantry. (Regular infantry and have red, yellow was for the artillery, and for staff and the administrative corps: blue.)

The scabbard is made of sheet iron, with two rings: the first placed at 5.5cm and the second at 24.5cm from the throat.

The total length of the weapon is 104 cm.


A Non-Regulation Example for a Staff and Administrative Officer

This specimen has a knurled and anatomically-shaped ebony handle and a blue washer associated with the general staff and administrative corps (such as the Commissariat Corps and the Accounting Corps). This form of handle was not regulation and endeavours to combine the best features of the 1855 Model and the 1843 Model, allowing for a better grip.

The blade is as above and features engravings of war trophies and the Savoy coat of arms in the form established between 1833 and 1848 but used on the blades of sabres in the years 1874 to 1887. As with most of the sabres of the Sardinian and Italian officers, the blade was produced in Solingen, in this case by the gunsmith Samuel Hoppe, and it presents the branding S. Hoppe & Fils in French. On the back, decorated with flowers, there is the inscription, again in French, Coupant le Fer (Iron Breaker): a typical addition for Savoyard blades of the second half of the 1800s.

The tang button is octagonal in shape and it has engraved on the top the letters LG which might have belonged to the original owner of the sabre or perhaps they are those of a donor. If the first hypothesis is valid, leafing through the Military Yearbook of the Kingdom of Italy, this sabre could have belonged to the officer Commissioner Geminiano Luppi, serving in the Directorate of the Commissariat of the Army Corps of Rome. From the manufacturer's branding, used specifically between 1861 and 1885, the quality and type of engraving, as well as the type of handle, the sabre might have been produced between the second half of the 1870s and early 1880s.

The scabbard has two rings, the first located at 6.5cm and the second at 24cm from the throat (which has spaces to allow for the passage of the handle's langets). The total length of this sabre is 97cm.


La sciabola Mod. 1855 per ufficiali di Fanteria

STORIA

La sciabola Mod. 1855 per ufficiali di Fanteria è l'arma bianca iconica del Risorgimento italiano. Adottata dall'Armata Sarda e poi diffusasi negli altri Stati della penisola, fu utilizzata anche dai volontari garibaldini. La Mod. 1855, oltre ad essere la sciabola impugnata dagli ufficiali sui campi di battaglia risorgimentali, è anche quella delle prime imprese africane. È la sciabola delle battaglie di Solferino e San Martino, di Calatafimi e della Breccia di Porta Pia, di Custoza e Bezzecca, ma anche di Dogali e della spedizione del generale Alessandro Asinari di San Marzano contro gli abissini nel 1887.

Ideata prendendo a modello la sciabola Mod. 1833 per ufficiali e truppa d'Artiglieria a cavallo dell'Armata Sarda, la Mod. 1855 - dal tipico design piemontese - ne recupera l'impugnatura "all'ussara". Caratteristiche comuni alle sciabole Mod. 1855 sono la guardia ad una sola branca, l'elso posteriore a riccio con spacco per la dragona, le alette fermafodero rettangolari, la cappetta lunga con dorso sfacettato ed il dado ottagonale avvitato sul codolo. Gli ufficiali piemontesi e poi italiani erano soliti "personalizzare" le proprie sciabole Mod. 1855 ed una classificazione precisa di queste sciabole risulta tutt'oggi complessa. La sciabola Mod. 1855 è un simbolo delle trasformazioni del Regio Esercito Italiano dall'epoca risorgimentale agli "anni d'oro" umbertini. Fu utilizzata dall'esercito permanente dal 1855 al 1888 (mentre restò in dotazione agli ufficiali della Riserva e del Corpo Invalidi e Veterani fino al 1900).

In questo articolo verranno analizzate e descritte due sciabole Mod. 1855 - entrambe nella collezione dello scrivente - di cui una d'ordinanza e da battaglia di primo tipo e l'altra d'epoca umbertina e con alcune interessanti caratteristiche.

SCIABOLA MOD. 1855 PER UFFICIALI DI FANTERIA E DEI SERVIZI (DA BATTAGLIA)

Questo esemplare di sciabola Mod. 1855 ha l'impugnatura a settori zigrinati d'ordinanza in ebano. Monta una massiccia lama da battaglia di ottima qualità prodotta dall'armaiolo J.E. Bleckmann di Solingen decorata con incisioni aurate a bulino di girali (entro i quali è posta la firma del produttore), trofei d'armi e dello Stemma Sabaudo coronato con, al decusso, rami d'alloro. La lama ha il classico doppio sguscio al debole e la punta raccordata simmetricamente al falso filo (del tipo detto alla "pandura").

Presenta una cravatta verde che ne indica il possesso da parte di un ufficiale degli Alpini (per la Fanteria di linea ed i Granatieri sarebbe rossa, per l'Artiglieria gialla, per gli applicati di Stato Maggiore ed i Corpi Amministrativi azzurra). Probabilmente si tratta di una sciabola di un ufficiale transitato successivamente nel Corpo degli Alpini (specialità fondata nel 1872) visto che la lama è del "primo tipo" prodotta intorno al 1855. Il fodero è in lamiera di ferro a due campanelle, la prima posta a 5,5 cm e la seconda a 24,5 cm. La lunghezza totale dell'arma è 104 cm.

SCIABOLA MOD. 1855 PER UFFICIALI DI FANTERIA E DEI SERVIZI (FUORI ORDINANZA)

L'esemplare in questione ha l'impugnatura d'ebano zigrinata ed anatomica fuori ordinanza ed una cravatta azzurra che può ascriversi ad un ufficiale in servizio o come applicato allo Stato Maggiore o nei Corpi Amministrativi (Corpo di Commissariato e Corpo Contabile). L'impugnatura anatomica e zigrinata consente una presa migliore sia rispetto al modello a settori classico della Mod. 1855 che alla successiva sciabola Mod. 1888 che dispone di una impugnatura anatomica e liscia ripresa dalla sciabola "alla turca" Mod. 1843 per il Corpo di Stato Maggiore.

La lama ha il classico doppio sguscio al debole e la punta raccordata simmetricamente al falso filo (del tipo detto alla "pandura"). Presenta incisioni all'acquaforte di trofei d'armi, girali e, su ambo i lati, del grande Stemma Sabaudo nella forma stabilita tra il 1833 ed il 1848 ma utilizzato sulle lame delle sciabole negli anni 1874-1887. Come per la gran parte delle sciabole degli ufficiali piemontesi ed italiani, la lama è stata prodotta a Solingen, in questo caso dall'armaiolo Samuel Hoppe, e presenta il marchio "S. Hoppe & Fils" in francese. Sul dorso, decorato a fiorami, si trova la scritta francese "Coupant le fer" (Spezzaferro) tipica delle lame sabaude della seconda metà dell'800.

Il bottone per il codolo, di forma ottagonale, ha incise sulla sommità le lettere LG, che possono essere sia quelle del proprietario della sciabola, che quelle di un eventuale donatore. Se fosse valida la prima ipotesi, sfogliando l'Annuario Militare del Regno d'Italia, questa sciabola potrebbe essere appartenuta all'ufficiale commissario Geminiano Luppi, in servizio alla Direzione di Commissariato del Corpo d'Armata di Roma. Dal marchio del produttore (usato specificamente tra il 1861 ed il 1885), dalla qualità e dal tipo di incisioni, nonché dal tipo di impugnatura, la sciabola potrebbe essere stata prodotta tra la seconda metà degli anni '70 ed i primi anni '80 del XIX secolo.

Il fodero è in ferro a due campanelle - la prima collocata a 6,5 cm e la seconda a 24 cm - con bocchetta a due intagli per il passaggio delle alette. La lunghezza totale di questa sciabola è di 97 cm.


Filippo Del Monte

Collezionista di sciabole del Regio Esercito Italiano ed esperto di storia militare e politica, ha scritto diversi articoli e saggi sulle campagne militari coloniali italiane del periodo 1885-1907, sul pensiero militare italiano dell'800 e lo sviluppo delle teorie imperialiste nell'Italia umbertina e della Belle Epoque.

Per "Forde Military Antiques" ha scritto l'articolo sulla sciabola Mod. 1888 per ufficiali del Regio Esercito Italiano.


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